giovedì 8 settembre 2016

"La morte come un quid, un quantum, che girava nel sangue tra ossa, muscoli, ghiandole: finché non..."

“La morte come un quid, un quantum, che girava nel sangue tra ossa, muscoli, ghiandole: finché non trovava il piccolo anfratto in cui esplodere, la nicchia, la culla. Una piccola esplosione, un punto di fuoco, una brace, dapprima intermittente, poi di continuo e invadente dolore; e cresceva, cresceva al punto che il corpo sembrava non più contenerlo: e traboccava intorno su ogni cosa. Soltanto il pensare gli era nemico, con piccole, momentanee vittorie. Ma c'erano momenti, lunghi, interminabili, in cui cadeva appunto su ogni cosa, tutto deformava e oscurava. Su ogni piacere ancora possibile, sull'amore, sulle pagine amate, sui lieti ricordi. Perché anche del passato si impadroniva: come ci fosse sempre stato, come non ci fosse mai stato un tempo in cui non c'era, in cui si era sani, giovani, il corpo modulato dalla gioia, per la gioia. Accadeva qualcosa di simile all'inflazione, ma di atroce introversione: quel piccolo gruzzolo di gioia che in una vita si riusciva a mettere assieme, quel male efferatamente andava divorandoselo. Ma forse tutto nel mondo stava accadendo a somiglianza dell'inflazione, la moneta del vivere ogni giorno perdeva di valore; la vita intera era una specie di vacua euforia monetaria senza più alcun potere d'acquisto. La copertura d'oro - del sentimento, del pensiero - era stata dilapidata; le cose vere avevano ormai un prezzo irraggiungibile, addirittura ignoto.”

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Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte. Sotie (via lepliinfini)

L’ultimo, favoloso romanzo di Sciascia 



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