martedì 21 gennaio 2014

A street map made up from the titles of over 600 books






A street map made up from the titles of over 600 books from the history of English Literature (and a few favourites from further afield). The Map includes classics such as Mansfield Park, Northanger Abbey, Bleak House, Vanity Fair and Wuthering Heights as well as 20th and 21st Century works such as The Waste Land, To the Lighthouse, Animal Farm, Slaughterhouse 5, The Catcher in the Rye, The Wasp Factory, Norwegian Wood and The Road.


via http://www.wearedorothy.com/shop/book-map-original-open-edition

lunedì 20 gennaio 2014

Molto rumore per chi?




Per quasi due secoli, gli studiosi hanno discusso se l'autore di alcune delle 325 righe che compaiono nell'edizione del 1602  della "Tragedia Spagnola" di Thomas Kyd fosse William Shakespeare.

L'anno scorso, lo studioso britannico Brian Vickers ricorrendo a tecniche di text mining arrivò alla conclusione che i cosiddetti Additional Passages erano di Shakespeare.

In un articolo che sarà pubblicato sulla rivista Notes and Queries, Douglas Bruster (prosessore alla University of Texas) afferma di aver trovato qualcosa di più vicino a una prova definitiva ricorrendo ad un metodo meno hitech: l'analisi della grafia disordinata di Shakespeare.



Trovare alcuni dei versi di Shakespeare nell'opera di un altro scrittore non dà il brivido della scoperta di una poesia inedita del Bardo. E' però il segno dell'interesse attuale degli studiosi per Shakespeare come drammaturgo che ha spesso collaborato con altri - probabilmente per alcune tragedie che oggi sono interamente attribuite a lui.

"Shakespeare non era un genio solitario", ha dichiarato Vickers. "Era un uomo di teatro. Se la sua compagnia aveva bisogno di una nuova tragedia, si metteva al lavoro con altri per scriverla".

Articolo originale (New York Times)
Much Ado About Who: Is It Really Shakespeare?

giovedì 16 gennaio 2014

mercoledì 15 gennaio 2014

On the Road, On the Wall








Fiori, fiorescenze? voglio dire, la figura qui sopra. Mmmm....
I first met Dean not long after my wife and I split up. I had just gotten over a serious illness that I won’t bother to talk about, except that it had something to do with the miserably weary split-up and my feeling that everything was dead.
(On the Road, Jack Kerouac)

Quella figura che vedete è On the Road di Jack Kerouac se On the Road non fosse scritta con le parole ma fosse raccontata in un'altra maniera. E' un Organismo Letterario, così lo chiama la sua ideatrice, Stefanie Posavec che si definisce "data illustrator", illustratrice di dati.

Il Literary Organism è una rappresentazione grafica della Parte I del capolavoro di Jack Kerouac. Ha una struttura ad albero che si ripete a scale diverse secondo la struttura a scatole cinesi del romanzo che quale si divide in capitoli, che a loro volta si dividono in paragrafi, che si dividono in frasi che si dividono in parole. Tutto colorato in funzione dei temi (guardate la legenda in fondo alla pagina): Travel, Bop & Jazz Music, Parties Drinking and Drugs, Work and Survival, Women Sex and Relationships, etc.

In un'intervista pubblicata su Functional Art, Posavec spiega di aver fatto tutto a mano:
che ci crediate o no ho fatto tutto a mano. Non sono riuscita a procurami una versione elettronica di On the Road e non avevo idea di come digitalizzare la copia che avevo. Così ho contato tutte le parole una per una ordinandole per i temi chiave. Ho passato un sacco di tempo a evidenziare le diverse sezioni .
                              

Ho creato la grafica in Illustrator. So che è possibile automatizzare la procedura; ci sono meravigliosi strumenti per fare questo, come Processing , ma non so come usarli. E poi a volte sento che è vitale spendere del tempo per raccogliere le informazioni. Mi sembra più naturale. Aiuta a creare legami con ciò a cui si sta lavorando: ho dovuto leggere On the Road più volte, e il risultato finale è stato una rappresentazione del testo ma anche una rappresentazione dell'idea che mi sono fatta del romanzo, della mia esperienza di esplorazione.
Stefanie Posavec spiega anche che l'Organismo Letterario è nato principalmente con l'idea di creare un progetto artistico:
Il mio unico obiettivo era quello di riuscire a mettere il libro su di un muro, magari proprio con l'intento di suscitare meraviglia. Dopo aver visto la grafica  però volevo che la gente vedesse On the Road in un modo diverso.
Ho consapevolmente dato all'Organismo Letterario un significato biologico: sono incuriosita dalla visione dei libri come struttura cellulare, proprio come le piante e gli animali hanno una struttura cellulare. Volevo fare quel collegamento. Con la disposizione circolare delle linee e dei colori ho anche provato a trasmettere il ritmo del libro. On the Road si legge come una poesia. L'Organismo Letterario non ha tanto a che fare con le cose profonde che il libro ci trasmette, piuttosto ha lo scopo di farci pensare il libro in maniera diversa.

Già ma come in maniera diversa? Per prima cosa l'Organismo Letterario offre una visione d'insieme dell'opera di Kerouac: quali sono i temi principali che l'autore ha affrontato. Ma è anche uno strumento per testare ipotesi e intuizioni. Per esempio Party-Drinking-Drugs è un tema prevalente? e come si combina col tema Work and Survival?
It's getting interesting, isn,it?






martedì 14 gennaio 2014

Walt Whitman Reads “America”: The Only Surviving Recording of Whitman

Ecco una delle più influenti voce della letteratura americana. Che amiate o meno la poesia di Walt Whitman, l'unica (si presume) registrazione della voce dell'autore di Foglie d'erba, che legge il suo ultimo poema "America" si deve ad una ritrovamento fortuito di un cilindro fonografico di cera del 1889/1890
  
Centre of equal daughters, equal sons,
All, all alike endear’d, grown, ungrown, young or old,
Strong, ample, fair, enduring, capable, rich,
Perennial with the Earth, with Freedom, Law and Love,
A grand, sane, towering, seated Mother,
Chair’d in the adamant of Time.

via http://www.brainpickings.org/index.php/2013/07/04/walt-whitman-reads-america-recording/






domenica 12 gennaio 2014

Le notti bianche

Let' start with a new Poe tries page (see the header). Of course, please let me know what you think: the best as well the worst. Here we go


Li vedi anche qui i vecchi
che hanno freddo anche d'estate
girare tra i bidoni della spazzatura,
mentre i gabbiani gridano come matti
e il sole tramonta
ma la luce resta appesa in cielo
come uno sguardo immobile.
Neanche una stella
in questo interminabile crepuscolo
a illuminare un sogno.



venerdì 10 gennaio 2014

Books about Town: a Londra le panchine diventano libri

Wind in the Willows BookBench


I libri entrano nella vita di molti nelle maniere più impensabili. Il Books about Town project è un'iniziativa partita da Londra,  promossa dall'ente benefico National Literacy Trust e da Wild in Art, che entro l'estate 2014 trasformerà una serie di panchine sparse per la metropoli inglese in rappresentazioni di altrettanti indimenticabili libri.
Io vorrei essere a Londra per sedermi su Mrs Dalloway e All Shakespeare works, e poi sulla panchine di Charles Dickens, e su Il mondo nuovo di Huxley, e Poe e Oscar Wilde e George Orwell e Joseph Conrad e Henry James e... vorrei addormentarmi su tutte le panchine di Londra.

Book list

martedì 7 gennaio 2014

Shall I compare thee to a summer’s day?


Andiamo indietro nel tempo: 2000,  1974, 1927, 1912, 1848, 1821, 178. 
Ancora, indietro, viaggiamo: 1770, 1756, 1685... E poi 1623,  rallentiamo: 1616, 1609

Nella storia del mondo il 1609 non fu un anno memorabile.
In Italia Cosimo II de 'Medici divenne il Granduca di Toscana; Galileo in quell'anno costruiva il telescopio con cui avrebbe osservato i pianeti. A Istanbul si posava la prima pietra della Moschea Blu.
Nel resto dell'Europa le Province Unite olandesi firmarono una tregua di 12 anni con Filippo III di Spagna, inaugurando l'età d'oro della Repubblica olandese. In Inghilterra, Giacomo I sedeva sul trono da 6 anni.

Tra la messe di eventi importanti per chi li visse in prima persona, in misura minore per il resto del mondo, ci fu anche la pubblicazione dei Sonetti di Shakespeare, che in quell'anno compiva 45 anni. Sebbene nessuno consideri questo tra i grandi momenti che segnarono quello e gli anni a venire, se non fosse stato per l'edizione del 1609, forse conosceremmo solo due dei 154 sonetti di Shakespeare, il n. 138 e il n. 144, nessuno dei quali è considerato dalla critica tra i più belli. 

Si deve all'editore di questo in quarto se una serie incomparabile di poesie che non ha eguali nella letteratura mondiale è stata portata alla luce. Si è sostenuto che il lavoro fosse un'edizione pirata di cui Thomas Thorpe, l'editore, si impadronì con sotterfugi e con il furto. Se così fosse il debito di riconoscenza verso quest'uomo sarebbe ancora maggiore, perché non è per nulla scontato che i sonetti sarebbero stati altrimenti pubblicati. 

Nel First Folio, la prima pubblicazione delle opere di Shakesperare, edito da Heminge e Condell nel 1623, a 7 anni dalla morte del poeta, le opere poetiche non vennero incluse. Come attori, il loro interesse andava soprattutto alle opere teatrali del Bardo.

Dunque i Sonetti in breve:
  • una dedica
  • 154 sonetti che la critica divide in due gruppi:
    • sonetti 1-126 (che hanno al centro il personaggio del fair youth)
    • sonetti 127-154  (che hanno al centro il personaggio della dark lady)

Ma perché stiamo parlando dei Sonetti? Non per declamarli qui, non per ripetere quello che la critica dice, ma per guardarli in maniera diversa. Partendo da qui, dalle parole che Shakespeare ha utilizzato di più.


Wordcloud: it is not that bad, isn't it?

Love, thee, night, time, thou, heart, eye, summer...
Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate:

Rough winds do shake the darling buds of May,

And summer’s lease hath all too short a date:

Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm’d;
                                                          (Sonnet 18) 

Ci sono dei metodi che permettono di valutare le associazioni tra le diverse parole contenute nel testo. Uno molto semplice consiste nel calcolare una dissimilarità tra le parole, intendendo per dissimili o distanti tra loro due termini che non compaiono insieme nei vari sonetti.
Una rappresentazione grafica efficace, secondo me, è quella presentata qui sotto che utilizza un cladogramma che riflette la struttura ad albero dei cluster di parole (solo con l'intento di avere una figura esplorabile il cladogramma è costruito sulle 105 parole che ricorrono più di 20 volte)



La parola love è associata a thee, thou, sweet, doth; la parola eye a mine, heart. Leggete il sonetto 46:
Mine eye and heart are at a mortal war,
How to divide the conquest of thy sight;
Mine eye my heart thy picture's sight would bar,
My heart mine eye the freedom of that right.

This is rather nice, isn't it?Certo, la poesia di Shakespeare è altra cosa... ma è anche questo e come inizio non è male anche se mi sento un po' allievo del professor Pritchard dell'Attimo fuggente, ricordate?
"If the poem's score for perfection is plotted on the horizontal of a graph and its importance is plotted on the vertical, then calculating the total area of the poem yields the measure of its greatness.
A sonnet by Byron might score high on the vertical but only average on the horizontal. A Shakespearean sonnet, on the other hand, would score high both horizontally and vertically, yielding a massive total area, thereby revealing the poem to be truly great"




Link
Shakespeare's Sonnets (Gutenberg Project)
- Sonetti (Wikipedia)

Dall'importazione del file di testo (www.gutenberg.org/cache/epub/1041/pg1041.txt) alle rappresentazioni grafiche, tutte le analisi sono state condotte utlizzando R ver 3.02 e Dendroscope per la visualizzazione del cladogramma. Il codice è disponibile dietro richiesta.

sabato 4 gennaio 2014

London to Brighton train ride, 1953-2013: a 60 years long journey






I was wearing a blue-striped t-shirt and a pair of maroon pants. You were wearing a vintage red skirt and a smart white blouse. We both wore glasses. I guess we still do.
Several times we looked at each other and then looked away. I tried to think of something to say to you. It all seemed so stupid. I cocked my head at you inquisitively. You shrugged and held up your book as if that was the reason.
Still I said nothing.
[...]
I craned my neck as we entered the station. Perhaps you were there, on the platform, still waiting. Perhaps I would see you, smiling and bright, your long gray hair waving in the wind from the oncoming train.
But no, you were gone. And I realized most likely I would never see you again. And I thought about how amazing it is that you can know somebody for sixty years and yet still not really know that person at all.