giovedì 3 maggio 2018

"Lupe Lavorava in avenida Guerrero, a poche strade dalla casa di Julián e aveva 17 anni e aveva..."

Lupe

Lavorava in avenida Guerrero, a poche strade dalla casa di Julián
e aveva 17 anni e aveva perso un figlio.
Il ricordo la faceva piangere in quella stanza dell’hotel Trébol,
spaziosa e buia, con bagno e bidet, il posto ideale
dove vivere qualche anno. Il posto ideale dove scrivere
un libro di memorie apocrife o una raccolta
di poesie dell’orrore. Lupe
era magra e aveva le gambe lunghe e maculate
come i leopardi.
La prima volta non ebbi neanche un’erezione:
nemmeno mi aspettavo di avere un’erezione. Lupe parlò della sua vita
e di quel che era per lei la felicità.
Dopo una settimana ci rivedemmo. La incontrai
a un incrocio insieme ad altre puttanelle adolescenti,
appoggiata al parafango di una vecchia Cadillac.
Fummo contenti di vederci, credo. Da allora in poi
Lupe cominciò a dirmi cose della sua vita, a volte piangendo,
a volte scopando, quasi sempre nudi nel letto,
guardando il soffitto mano nella mano.
Suo figlio era nato con una malattia e Lupe aveva promesso alla Madonna
di non battere più se il bambino guariva.
Mantenne la promessa per un mese o due e poi le toccò ricominciare.
Poco dopo il figlio morì e Lupe diceva che la colpa
era sua per aver infranto il voto alla Madonna.
La Madonna si era portata via quell’angioletto per una promessa non mantenuta.
E io non sapevo che dirle.
Mi piacevano i bambini, certo,
ma mancavano ancora tanti anni perché capissi
cosa voleva dire avere un figlio.
Così restavo zitto e pensavo a com’era strano
il silenzio di quell’albergo.
O aveva i muri molto spessi o eravamo gli unici occupanti
o gli altri non aprivano bocca nemmeno per un gemito.
Era così facile maneggiare Lupe e sentirti uomo
e sentirti disgraziato. Era facile adattarla
al tuo ritmo ed era facile ascoltarla raccontare
gli ultimi film dell’orrore che aveva visto
al cinema Bucareli.
Mi allacciava i fianchi con le sue gambe da leopardo
e mi affondava la testa nel petto cercandomi i capezzoli
o il battito del cuore.
È questo che voglio succhiarti, mi disse una notte.
Che cosa, Lupe? Il cuore.



- Roberto Bolano (via ancheoggisidormedomani)

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