martedì 19 gennaio 2016

La poesia e la jihad


Qualche giorno fa ho visto al cinema The Walk, la storia di Philippe Petit, il funambolo famoso per aver camminato su un filo sospeso tra le Twin Towers. La sua prima impresa che fece il giro del mondo fu di camminare su un filo teso tra le due torri campanarie di Notre Dame a Parigi, e in occasione di quel fantastico exploit, i giornali definirono Philippe un giovane e valente poeta.
La poesia come azione, gesto, atto dimostrativo. Mi viene in mente Christo che "impacchetta" monumenti, anche se sono gesti confinati in un mondo dell'arte lontano dal quotidiano.

Per capire la forza che la poesia può avere sui nostri pensieri, bisogna rifarsi a Elisabeth Kendall, senior research fellow al Pembroke College.

Il Pembroke College si trova proprio dietro la chiesa di St Aldates. Non ti puoi sbagliare: devi arrivare a Christ Church, che non passa inosservato con la Tom Tower che sormonta l'ingresso del college dove hanno girato le gloriose scene di Harry Potter.  All'83 della stessa strada, c'è un piccolo negozio dalla porticina rossa, Alice's Shop... ma quella è un'altra storia. In lontananza i profili frastagliati degli edifici universitari spiegano perché Oxford è chiamata la città delle guglie sognanti.

Elisabeth Kendall è autrice di uno studio in cui spiega che la poesia è uno strumento estremamente efficace per l’arruolamento dei jihadisti. Il potere della poesia nello stimolare emotivamente, nel creare un’aurea di tradizione, di autenticità e legittimità sulle ideologie di cui si arricchisce, la rende un’arma ideale. E gli jihadisti la usano perché hanno visioni estremiste che se espresse in maniera semplice non avrebbero presa. La bellezza della lingua, l’intonazione, il ritmo che caratterizzano le antiche poesie della tradizione araba lasciano un segno. Su YouTube, dove alcune di queste poesie ricevono molte visualizzazioni, il loro effetto è amplificato dall’uso di immagini - spesso di jihadisti che si esercitano o di bambini uccisi in Iraq e a Gaza - e da una musica lieve in sottofondo. Immagini, musica, parole.

Attraverso mmagini di felicità, ricompensa, onore, vittoria e salvezza,  attraverso immagini di miseria, oppressione, corruzione,  punizione, vergogna e dannazione, la poesia ha la capacità di rendere al presente l'eterna lotta tra il bene e il male. E il suo effetto è quello di trasformare le parole, il ritmo, la bellezza dei suoi versi, di convogliarli in un gesto supremo. Come questi versi che celebrano un kamikaze:

Sono tra loro, un fantasma che esaspera la loro tortura.
Non sapranno nulla del mio andare e venire
fino a quando la distruzione scenderà su di loro
e in moltitudine cadranno

Sono versi che celebrano la paura delle vittime ed esaltano il senso di potere del kamikaze che muore sereno con il sorriso sulle labbra anziché tremante di paura.

La poesia riesce ad arrivare nel  profondo della psiche attraverso un cocktail micidiale di tecniche: immagini potenti, allusioni storiche, parallelismi, bellezza linguistica, rime, ritmo, metrica. Quando tutto questo viene posto
al servizio dell'eterna e apocalittica lotta tra il bene e il male, presente in tutte le tradizioni religiose e letterarie, la poesia riesce a conferire un'area di autenticità ai messaggi veicolati e ad alimentare il fuoco dell'assoluto.

Insomma, la poesia è fatta per sedurre menti. Qualcuno l'ha capito.

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