Sui social li vedo esternare con passione le loro forme di sentimento, gli schemi di comportamento che ne derivano, e rabbrividisco per il distacco da ogni reale umano contatto che vi leggo dentro, dentro quell’incessante e convinto blablabla privo di ogni solida base e progetto… ho l’impressione che non siano coscienti di quanto il virtuale li abbia disumanizzati, distratti da ciò che veramente vale e contribuisce a rendere completi, realizzati, facendo loro perdere i treni delle opportunità, e le valigie dei sentimenti concreti, vissuti, appaganti e appagati. Ho l’impressione che non siano coscienti quanto ogni loro fuga dalla realtà riveli di fatto un arrendersi, un darsi per vinti. Un non voler più partecipare ai giochi della vita vera, un non saper più sussurrare quella dolce parola guardando negli occhi la persona amata, per la paura, immotivata o giustificabile, di farsi nuovamente male. Come se nel mezzo del cammin della loro vita qualcosa si fosse irrimediabilmente inceppato, portandoli al luccicante compromesso del virtuale di cui non sembrano prevedere, intuire, le incalcolabili infauste conseguenze.
Giulia Cingerte, da “La moltiplicazione di un seme”
mercoledì 3 luglio 2019
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