Si mise a pedalare lungo Lagoon Road, guardando la spiaggia e l’oceano sfilargli accanto con un senso selvaggio di libertà.
Aranyhíd. Lazslo, il suo amico ungherese che studiava le cnidarie, li chiamava così i riflessi luccicanti del sole sull’acqua. Lui, Tim, li aveva guardati spesso, l’oceano, il sole, le palme, gli aranyhíd, dai vetri un po’ opachi dell’istituto, immaginando il rumore delle onde rompere il silenzio così duro da masticare.
L’ultima battuta il mio racconto pubblicato su The Freak
 
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