venerdì 19 giugno 2015

It's the books, stupid!

Mi succede ogni volta. Che mi stia guardando intorno come il più banale dei turisti o che sia intento a capire dove mi trovo girando tra le mani una mappa stropicciata, l'occhio mi cade sempre lì. Può essere il negozietto di una libreria indipendente o il superstore di una catena multinazionale, ma se c'è un libro in vetrina quasi mai resisto alla tentazione di entrare.

La prima volta che mi è capitato di rimanere letteralmente incantato davanti a una distesa infnita di libri è stato da Blackwell, in Broad Street, Oxford. All'inizio pensavo soltanto di essere entrato in una bella libreria: scaffali ben forniti, muri adorni con citazioni, autografi di scrittori famosi. Tutto così discreto che la fotografia di un presidente americano con in mano una borsa di Blackwell piena di libri o l'onorificenza di Lord Chamberlain che proclama Blackwell fornitore della casa Reale davano l'impressione di una piacevole quanto casuale scoperta.

Ma è scendendo le scale che è stato come varcare la soglia di quel paradiso che ogni bibliofilo sogna. Come scendere le scale di un'antica tomba ed entrare nella stanza del tesoro: le dimensioni, l'ampiezza, la profondità. Non sapevo allora che la Norrington Room contiene più di 160.000 libri disposti lungo 5 chilometri di scaffali su 930 metri quadri.

Non so se inconsciamente ogni volta che entro in una libreria sogno di trovare qualcosa di simile, ma mi incuriosisce vedere in quali case abitano i libri, che siano modeste ma accoglienti o grandi ma impersonali. E così vorrei iniziare un viaggio vero, un viaggio in cui qui scriverò solo dei libri incontrati per strada.

Ok, il viaggio inizia, destinazione... you will see next time.


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