giovedì 25 giugno 2015

Woman reading in fire escape window

Greenwich Village, New York (woman reading in fire escape window), 1963.
Photo by André Kertész





martedì 23 giugno 2015

It's the books, stupid! Al JFK International Airport

#itsthebooksstupid: inciampare nei libri viaggiando
cliccare qui per leggere la prima parte. 


Hudson Booksellers, JFK International Airport, NY
Airports see more sincere kisses than wedding halls... e da un aeroporto si inizia qui: JFK International Airport. Ogni viaggio che si rispetti inizia da una stazione dei treni o da un aeroporto... so let's go.

Gli aeroporti, e le stazioni dei treni, sono posti in cui trovare libri. Sarà per i ritardi dei voli, o dei treni, fatto sta che la noia dell'attesa si concilia con la lettura, e non c'è grande stazione che non abbia la sua libreria o aeroporto in cui non ci sia un angolo libri.

Per gente che va di fretta, sono stazioni di rifornimento per chi ha dimenticato o per chi non ha pensato di portarsi dietro qualcosa da leggere. Ma all'occorrenza possono essere un rifugio per passare un po' di tempo e leggiucchiare qualcosa qua e là. Ovviamente, scordarsi poltrone o anche solo sgabelli; tutto è pensato per evitare che l'immersione nella lettura possa far perdere la cognizione del tempo... e del viaggio.

Al JFK International Airport, la libreria è Hudson Booksellers, al Terminal 7 - Gate 6. Well, Hudson Booksellers is proud to be the airports’ #1 bookseller.
Ampia selezione di narrativa (fiction, sorry), best sellers, autori popolari, ma qualcosa anche di storia, biografie, immancabile la Young Adult Literature ed anche un po' di poesia come Walt Whitman con Leaves of Grass. Of course, everything is English. Ben impilati sugli scaffali, con copertine colorate, qui ogni libro deve attirare il suo lettore.

In questi non luoghi che possono essere gli aeroporti, gli Hudson Booksellers e i suoi affini sono come i McDonalds: utili e rassicuranti. Non sono posti in cui andare alla ricerca di un libro ma posti in cui trovare; e per trovare ciò che non si cerca bisogna poter scegliere tra un'ampia varietà. Varietà di cosa? principalmente best sellers e libri di genere...libri dagli schemi noti e rassicuranti a fronte dei possibili imprevisti di un viaggio.

Lo scopo della lettura in un aeroporto è ingannare il tempo dell'attesa che separa dalla meta del viaggio. E siccome noi qui siamo sbarcati... come on, let's go downtown... next time...

venerdì 19 giugno 2015

It's the books, stupid!

Mi succede ogni volta. Che mi stia guardando intorno come il più banale dei turisti o che sia intento a capire dove mi trovo girando tra le mani una mappa stropicciata, l'occhio mi cade sempre lì. Può essere il negozietto di una libreria indipendente o il superstore di una catena multinazionale, ma se c'è un libro in vetrina quasi mai resisto alla tentazione di entrare.

La prima volta che mi è capitato di rimanere letteralmente incantato davanti a una distesa infnita di libri è stato da Blackwell, in Broad Street, Oxford. All'inizio pensavo soltanto di essere entrato in una bella libreria: scaffali ben forniti, muri adorni con citazioni, autografi di scrittori famosi. Tutto così discreto che la fotografia di un presidente americano con in mano una borsa di Blackwell piena di libri o l'onorificenza di Lord Chamberlain che proclama Blackwell fornitore della casa Reale davano l'impressione di una piacevole quanto casuale scoperta.

Ma è scendendo le scale che è stato come varcare la soglia di quel paradiso che ogni bibliofilo sogna. Come scendere le scale di un'antica tomba ed entrare nella stanza del tesoro: le dimensioni, l'ampiezza, la profondità. Non sapevo allora che la Norrington Room contiene più di 160.000 libri disposti lungo 5 chilometri di scaffali su 930 metri quadri.

Non so se inconsciamente ogni volta che entro in una libreria sogno di trovare qualcosa di simile, ma mi incuriosisce vedere in quali case abitano i libri, che siano modeste ma accoglienti o grandi ma impersonali. E così vorrei iniziare un viaggio vero, un viaggio in cui qui scriverò solo dei libri incontrati per strada.

Ok, il viaggio inizia, destinazione... you will see next time.


martedì 16 giugno 2015

Café Talk, Cebu City, Philippines
Café Talk, Cebu City, Philippines
(via BookBed)

lunedì 15 giugno 2015

IoScrittore: inizia la lettura. Ma la copertina?

Crickey! eccomi a scegliere da quale romanzo far partire la mia avventura di revisore  del torneo IoScrittore.
Tra le dieci opere che mi hanno assegnato decido di iniziare da quella che ha il titolo che mi piace di più - oh, don't ask me, please ;) -  ma c'è una cosa che mi manca e che non posso valutare: la copertina.

Capita anche a voi? la prima cosa che faccio io quando ho tra le mani un libro, che sia di carta o ficcato dentro l'e-reader, è guardare l'illustrazione in copertina, poi leggere la quarta di copertina, insomma quei piccoli dettagli che aiutano ad entrare in sintonia con l'opera.

La copertina è importante perché mi aiuta a creare l'immaginario del libro, a darmi aspettative. Titolo e copertina sono come la promessa di qualcosa che è lì a portata di mano. L'ho capito in termini pratici in tutti questi mesi di IndieShake&Co in cui ho dato un'occhiata a un notevole numero di copertine di autori indies e mi sono trovato davanti a molte copertine di questo tipo:


c'è la versione gialla, con le strisce rosse, e quella con le strisce; poi c'è blu con le strisce giallei; c'è persino una versione grigia. Da dove venga fuori una copertina così tanto gettonata per me rimane un mistero - please, se qualcuno ne sa qualcosa si faccia avanti ;) - e a prima vista mi dà l'idea di un prodotto poco curato.

Il titolo... il titolo è ancora un'altra faccenda, ma intanto se qualcuno è in cerca di un'idea per la propria copertina,  Free Online Book Cover Maker by Canva è un buon servizio totalmente gratuito che permette di creare copertine, per nulla banali, appositamente per il Kindle.

Ecco allora che carico il pdf nel mio Kindle, aggiusto la dimensione del carattere... oh, don't ask me about title and author even if I could imagine a good cover.

martedì 9 giugno 2015

IoScrittore: bilancio di un partecipante



Complimenti rabo,
sei tra i partecipanti della sesta edizione del Torneo Letterario #IoScrittore!
è iniziata così qualche mese fa la mia partecipazione al torneo IoScrittore. Come è andata? 
E' andata che... sono uscito alla prima fase ma ho tirato un sospiro di sollievo perché nel frattempo non sono riuscito a finire il mio romanzo entro la deadline del 28 maggio - you know, work and life suck - e non avrei proseguito la gara, sicuramente con rammarico se fossi passato alla fase due.

Ma da questa esperienza porto a casa due cose positive: la prima  è i giudizi che ho ricevuto, la seconda... la seconda ve la svelerò più avanti ;)

I giudizi
Mi sono iscritto al torneo principalmente per testare l'incipit del mio romanzo perché volevo capire:
  • se il primo capitolo piace come piace a me; 
  • le debolezze dei primi tre capitoli che formavano il mio incipit
  • se l'insieme nel complesso funziona   

E devo ringraziare gli anonimi lettori per i loro giudizi, per le conferme che ne ho ricavato, per le debolezze che hanno evidenziato, e gli spunti che mi hanno fornito.

In particolare vorrei ringraziare l'anonimo lettore che mi ha scritto:
La “mescola” linguistica è piuttosto interessante. Una lingua composita con inseriti integrali dall’inglese. [...] Non si capisce ancora benissimo come la storia andrà a parare (preferisco non leggere le introduzioni: ogni incipit dovrebbe bastare di per sé a introdurre, a fornire elementi chiave per la successiva evoluzione del testo). Cosa mi ha lasciato, dunque, il tuo scritto? Il senso di una scrittura originale, di una certa abilità nel tracciare e nel descrivere i rapporti tra il sé e gli altri. Siamo al vertice della scrittura creativa? Manca ancora qualcosa. La narrazione è forse un po’ troppo diegetica e descrittiva, quindi piuttosto lenta (il che non è necessariamente un male, se imita lo sviluppo dei pensideri). Forse i dialoghi andavano ampliati, curati un po’ meglio, senza cadere nelle tentazioni di un parlato mimetico dell’oralità (se la tua prosa tende allo sperimentalismo, bisogna avere il coraggio e l’ambizione di esserlo dappertutto, non credi?). Il mio riscontro è, comunque, positivo. Spero – è una presunzione la mia – che i miei consigli ti aiutino nella via difficile che hai scelto e che tu possa trovare i riscontri che meriti.
E quest'altro anonimo lettore
Subito ho esclamato: finalmente qualcuno che sa scrivere! Scorrevole, originale, accattivante, corretto… Poi andando avanti sono sorte perplessità. Non per i pochi refusi incontrati, anche se, dato il livello, mi aspettavo maggior attenzione nella rilettura. Quel che ha disorientato è la difficoltà nel seguire la trama[...] 

Ma soprattutto vorrei ringraziare per questa analisi dettagliata:
Lo stile scelto funziona bene, almeno per buona parte del primo e dell’ultimo capitolo. Persino i puntini di sospensione, che personalmente non sopporto, qui diventano parte integrante di uno stile originale e sono ben accetti. Non altrettanto si può dire delle tante frasi in inglese. Va bene Londra, va bene New York, va bene che tutto è anglofono, troppe intrusioni in inglese però. A che pro, oltretutto? Non servono alla storia, sono eccessive e fuori luogo. Il primo capitolo si legge con un minimo di curiosità, non tanto per gli avvenimenti in sé, quanto per la modalità di narrazione, perché è piacevole stare a vedere cosa altro verrà detto e come. Il capitolo successivo è buono nell’idea, però va alleggerito. Il capitolo è a singhiozzo: scorre bene in alcuni punti, meno in altri. Da rilevare anche un certo scollamento fra lo stile del primo capitolo e il resto. L’originalità iniziale si perde strada facendo, come se l’inizio fosse artificio o come se lo stile non fosse ben definito, tirato a lucido nell’incipit vero e proprio e poi lasciato andare.  Il capitolo [successivo], a parte le battute iniziali è di nuovo riuscito e somiglia al capitolo iniziale. Con le dovute modifiche può diventare originale e godibile.

Questi fantastici lettori mi hanno dato delle conferme ma soprattutto hanno puntato l'indice lì dove so che le cose vanno migliorate. Grazie!

Non voglio però tacere i commenti più negativi:
Sinceramente trovo noioso l’uso continuo dell’inglese e anche abbastanza inutile, al momento.
 oppure
Francamente è irritante incontrare una frase in inglese un rigo si e uno no. Per costruire l'atmosfera desiderata era sufficiente l'un per cento delle parole inglesi usate. Nel poco italiano che rimane, la forma è moderna ma con qualche errore di sintassi e ortografia di troppo.
well, nel poco italiano che rimane è un'iperbole... ;)

o quest'altro ancora:
devo dire che questo incipit non mi ha colpito particolarmente. Niente nei particolari o nelle descrizioni lo rende appetibile. sembra una storia già vista e rivista, non so come spiegarlo , ma l'architettura narrativa mi sa di qualcosa già letto e soprattutto di acerbo che non decolla. E' come se fosse una crisalide che ancora deve trasformarsi in quello per cui effettivamente è nata.
In fondo ci sta no che in un torneo qualcuno ti scriva "non so come spiegarlo ma non mi piace"  e lo faccia in maniera delicata e poetica evocando una crisalide;) Spero che nel tuo romanzo i tuoi personaggi si esprimano in maniera più originale e convincente ;)

Ma il torneo va avanti
La seconda cosa che mi porto a casa è che il torneo per me prosegue [suspense] come lettore. Leggerò 10 opere complete e darò il mio giudizio. Cercherò di fare del mio meglio e soprattutto di essere costruttivo... ça va sans dire che vi terrò informati se mi passerà tra le mani il prossimo caso editoriale: se c'è conto di individuarlo ;)

mercoledì 3 giugno 2015

Mettete dei fiori nei vostri cannoni!





I libri sono l'arma più potente del mondo!


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Almeno per l'artista argentino Raul Lemesoff che per 7UP ha riadattato una Ford Falcon del 1979 a libreria ambulante...

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... anzi in arma di istruzione di massa

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