La storia.
C'è un assassino, c'è un movente, ci sono dei sospettati. Poi c'è la polizia, e c'è un investigatore dal cappello improbabile, una bizzarra nota di caffé e... un problema con le scarpe. Anche se, a dire la verità, questo investigatore, proprio un investigatore non lo è, e il suo vero lavoro sarà l'unico mistero a rimanere irrisolto.
Un primo sguardo.
Se fosse un giallo,
L'enigma delle anime perdute sarebbe simile a un romanzo di George Simenon per via dei pettegolezzi e delle chiacchiere di una piccola città di provincia scossa da una serie delitti. Non fraintendete, il libro rispetta i canoni del genere giallo; ma quel che è interessante e lo rende bello e godibile non è solo la curiosità di scoprire la dinamica dei fatti - e vi sfido a risolvere da soli il mistero - ma tutto ciò che ruota attorno: le relazioni tra i personaggi che si ritrovano coinvolti in una brutta storia; l'estate afosa di una città di provincia in cui tutto accade. Come nei romanzi di George Simenon, non c'è soltanto il giallo.
I personaggi.
Il libro inizia con una fuga da un ospedale psichiatrico. Non sappiamo chi è il fuggitivo, ma inizieremo a conoscere questo
ometto non particolarmente alto, decisamente non bello ma inaspettatamente agile
attraverso quello che di lui si dirà nei capitoli successivi.
A poco a poco iniziamo a conoscere anche gli altri personaggi coinvolti, per diverse ragioni, nel primo delitto, poi in un secondo, in un terzo... e attorno a loro altri personaggi ancora che ci trasportano dentro la vita di una apparentemente tranquilla città di provincia.
Jean Luc Mocha, Bianca Bianchissima, Teodora, Adriano, il Gruviera descritti attraverso le loro quotidiane azioni, con le loro piccole abitudini o bizzarrie che diventa quasi impossibile non immaginarli nei panni di qualcuno che vediamo per strada.
Lo stile.
La brevità dei capitoli risulta molto efficace nel condurci attraverso il flusso degli eventi che precipiteranno nel finale. Una scelta che permette di dare al procedere della storia un ritmo incalzante, con colpi di scena che si susseguono, ed evitare i momenti morti anche quando non c'è azione e a dominare sono le riflessioni dei personaggi. Insieme a dialoghi fluidi e naturali, il risultato è che le 187 pagine del libro si leggono (letteralmente) tutte d'un fiato.
Stilisticamente la scrittura non concede nulla al superfluo, bastano poche parole precise, poche frasi a pennellare un'atmosfera e a trasmetterci un'impressione:
Erano lenti; avevano abbandonato via del Corso per addentrarsi nella città, una città deserta e afosa, ostile e accogliente in egual misura. Ogni tanto incrociavano qualche anima in bicicletta e improbabili guidatori. Questi si smaterializzavano subito, presi dal buio come se non fossero mai esistiti. Il cielo era nascosto dai lampioni e ogni portone sbarrato. [...] Le loro ombre si incrociavano e non stavano mai zitti.
L'enigma delle anime perdute di Manuela Paric è un libro consigliatissimo a tutti gli amanti del genere e soprattutto a chi ha voglia di leggere un romanzo con una storia incalzante e ben costruita ed uno stile che cattura l'attenzione fin dalla prima riga. Il fatto che sia un selfpub non toglie nulla all'esperienza di lettura: la qualità del processo editoriale non ha nulla da invidiare a quella delle case editrici.
Da rilevare anche la bella copertina, un'attenzione in più alla qualità globale del prodotto che non è molto frequente osservare nel panorama dei libri auto-pubblicati.