“Il mio amore per Te si è sminuzzato in giorni e lettere, in ore e righe. Di qui l'inquietudine. Una lettera oggi, una lettera domani. Tu vivi, io voglio vederTi. Trapianto dal Sempre all'Adesso. Di qui il tormento, la conta dei giorni, l'insignificanza di ogni singola ora, l'ora soltanto come passo innanzi… verso la lettera. “Essere” nell'altro o “avere” l'altro (o voler avere, o in genere “volere”, è lo stesso!). Quando me ne accorsi, tacqui.
Adesso tutto è passato. Dei miei desideri vengo presto a capo. Che cosa volevo da Te? Nulla. Semmai: essere accanto a Te. Forse semplicemente: venire da Te. […]”
- Marina Cvetaeva a Rainer Maria Rilke, 3 giugno 1926, “Lettere”, SE, 2010. (via punti-disutura)
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