“Dunque, d'ora in poi parlerò ogni notte. A me stessa. Alla luna. Passeggerò, come ho fatto stasera, gelosa della mia solitudine, nell'argento livido della fredda luna, che splende strappando una miriade di scintille ai cumuli di neve appena caduta. Parlo da sola e guardo gli alberi scuri, beatamente neutrali. Molto più facile che affrontare gli altri e dovere apparire felice, invulnerabile, intelligente. Senza più nessuna maschera, cammino parlando alla luna, alla forza neutrale e impersonale che non sente, ma si limita ad accettare la mia esistenza. E che non mi fulmina.”
- Sylvia Plath, Opere, Diari, 1956, Mondadori, 2002. (via punti-disutura)
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