[ i reading di poesia devono essere una delle cose
più dannatamente tristi al mondo,
il conclave dei patiti e delle patite,
settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno
dopo anno,
invecchiare insieme,
recitare per una minuscola combriccola,
che continua a sperare che il suo talento venga
scoperto,
registrare insieme la serata su nastro o disco,
sudare l’applauso
quando in sostanza ci si legge soltanto
uno con l’altro,
a New York non trovano un editore
e nemmeno
a mille miglia di distanza,
ma le recitano e continuano a recitarle
davanti a madri, sorelle, mariti,
mogli, amici, altri poeti
e davanti al pugno di idioti capitati
lì
da chissà dove.
mi vergogno per loro,
mi vergogno che debbano sorreggersi a vicenda,
mi vergogno del loro ego sfarfugliante,
della loro mancanza di fegato.
se sono questi i nostri creativi,
vi prego, vi prego datemi qualcos’altro:
un idraulico sbronzo al bowling,
un novellino che gioca a pallacorda,
un fantino che tiene fino alla fine il cavallo
in corsa,
un barista all’ultima ordinazione,
una cameriera che mi versa il caffè,
un ubriacone che dorme in un portone abbandonato,
un cane che sgranocchia un osso senza polpa,
una scoreggia d’elefante sotto la tenda di un circo,
un incidente d’autostrada alle 6 di sera,
il postino che mi racconta una barzelletta oscena.
qualunque cosa
qualunque cosa
eccetto
questi. ]
Charles Bukowski, i reading di poesia
lunedì 11 giugno 2018
un-belmorir: [ i reading di poesia devono essere una delle...
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