Ma non puoi maledirla, la tua sensibilità, neppure quanto ti confina in un angolo buio. Quando per sopportare qualcosa che maggiormente avevi temuto e che mai avresti voluto vedere questa ti inaridisce perfino in quel tuo innato bisogno di scrivere, ne prosciuga l'estro e la vena. Quando con il suo lavorio mette letteralmente fuori uso quell'innato bisogno, calandoti in uno smarrimento che avrà una durata incredibile. Se infatti ti provi a scrivere, non metti giù neppure una frase che abbia un qualche senso, ti inceppi prima. Ti inceppi alle prime parole, mentre quel concetto cui sembrava avessi già dato una forma compiuta e cui manca solo di essere fissato su un foglio bianco ecco che invece inspiegabilmente guizza via e si nasconde chissà dove, diventa un'entità che possedevi e che ora ha cambiato stato, diventando a te irrecuperabile. I concetti che tenti di formulare, tutti quei concetti ti arrivano e se ne vanno a una velocità inverosimile, non hai il tempo di catturarli: sono come palline da biliardo mentre sfrecciano verso una buca che le inghiottirà senza scampo, senza però restituirle. Così prendi a vivere a stretto contatto con una sorta di inconsueta sordità agli impulsi del tuo mondo interiore, con una quasi azzerata ricettività agli stimoli del tuo cuore, con quei tuoi pensieri che sorgono vividi per poi subito disarticolarsi, autonomamente. Prendi a vivere senza sapere che per lunghissimo tempo sarà come fossi stata destinata ad avere un groppo in gola che, quando ti sembrerà prossimo a sciogliersi, a liberarti il respiro, starà invece per aggrovigliarsi ancor più strettamente, impedendoti di parlare. Ma a che pro, tutto questo? Forse per impedirti di defraudarti ancora una volta delle tue emozioni, dei tuoi sentimenti, scrivendone? Forse per impedirti di metterti a nudo, di esporre te stessa, ancora una volta, scrivendo? Forse sì. In realtà questo stato di cose, più che essere il classico blocco di chi scrive, era piuttosto una stanchezza immensa che si adoperava per impedirti, in primis, quello specifico scrivere, quello cui maggiormente tendevi. Ti sorge quindi naturale sospettare che le forze del tuo inconscio avessero lavorato per proteggerti da te stessa, e dallo spreco che di te stavi facendo. Per proteggerti, certo: creando un netto discrimine, una barriera fra te e quel tuo scrivere con l'intento che da altri questo fosse letto. Una barriera che sarebbe crollata solo quando tu avessi accettato quella verità cui da lungo tempo speranzosamente stavi sfuggendo. Quando ti fossi liberata dell'ingenuità di credere che, se per te quello scrivere era stato un atto di buona volontà, la stessa buona volontà avrebbe animato chi ti avrebbe letto, e nessuno avrebbe mai proditoriamente strumentalizzato un tuo scritto.
Giulia Cingerte, da “Ogni parola è una scelta”
martedì 1 maggio 2018
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